
HARDCORO
L’esperienza ci insegna che la (Porde)noiosa provincia produce spesso storie antitetiche di fermento culturale e rivincita o, al contrario, di degrado e alcolismo. Hardcoro è riuscito a sintetizzare entrambe le narrazioni alla perfezione. Lungi dal prendersi sul serio e, senza scomodare scene musicali cittadine arcinote dei decenni passati, Hardcoro rappresenta la volontà e la capacità di creare un’occasione di socialità da bar unendola a quell’urgenza espressiva e creativa tipiche del punk, in grado di sfornare prodotti sì di livello tecnico non proprio tendente alla perfezione ma dall’altissimo potenziale rivoluzionario. Cosa c’è di piu’ sovversivo che far infilare le scarpe in dei freddi lunedì sera d’inverno a degli ultra 30enni per gettarli in una sala prove assieme ad una trentina di altri individui poco raccomandabili? Hardcoro – il nome stesso evidenzia lo spirito assolutamente punk degli intenti – nasce nelle quiete lande pordenonesi nel novembre 2017 dall’idea di Davide Petrecca, per i più Il Pedro, che dal divano della sua mansion perde la testa per i video pubblicati su YouTube da Choir!Choir!Choir! un coro canadese che pubblica le proprie performance live di famosi pezzi pop e rock riarrangiati. Lo sballo è tanto che il Pedro decide di uscire di casa, trovare una sala prove, raggruppare un po’ di amici e conoscenti, e con l’aiuto di un chitarrista e un cantante di un noto gruppo locale, dare una vaga forma al progetto, selezionando dei pezzi da armonizzare a più voci e da accompagnare con la chitarra. L’idea decolla, ma l’attitudine ad cazzum che accompagnerà Hardcoro per tutti gli anni a venire raggiunge in quel momento livelli esponenziali tali da richiedere l’ingaggio di una vera direttrice, Francesca, la quale ancor oggi riesce a incanalare tanta energia, altrimenti spesa in rutti e goliardia, in dei pezzi studiati e arrangiati alla perfezione anche per delle campane stonate come gli hardcoristi. (NdR: l’irriverenza e la goliardia permarrano indelebili come un tatuaggio, anche se un po’ sbiaditi dal loro nuovo esclusivo raggio di sole). In concomitanza all’arrivo di Francesca si tiene anche il primissimo Open Day della storia per il recruiting di nuovi adepti. Il responso è molto positivo e le fila dell’hardcoro si rimpinguano notevolmente assieme al ventaglio di birre che occupano il carrello portabevande customizzato. L’hype è altissimo, la proposta musicale varia principalmente dalle grandi hit degli anni 90 (scelta non sorprendente considerata l’età media degli astanti) tra cui Smashing Pumpkins, Supergrass, Rancid, Weezer e nientemeno che i Take That per mantenere a livelli altissimi l’asticella del fancazzismo, alle svariate canzoni sempreverdi di qualche decennio prima come Beatles, Elvis, e David Bowie. In città non si parla d’altro (bugia), c’è qualche buonanima che va a comprare il ghiaccio per tenere in fresca le bavande al luppolo durante le prove e fioccano addirittura le prime proposte di live, nonostante all’inizio l’idea fosse quella di mantenere un profilo molto basso e lontano dalle logiche del mainstream musicale. Per dirla alla Nino Manfredi:
“Tanto pe’ cantà
Pe’ fa quarche cosa
Non è gnente de straordinario
È robba der paese nostro.”
Una volta venduti all’Industria dell’Intrattenimento i ritmi da sostenere diventano elevati, lo stress è ormai ingestibile e tanti hardcoristi col tempo decidono di tirarsi indietro. Negli anni si assisterà a svariati addii e a altrettante new entry. Persino Michele, il chitarrista, come un John Frusciante qualunque decide di abbandonare per dedicarsi al suo progetto musicale, lasciando il posto a Luca proprio in uno dei momenti più felici della storia dell’Hardcoro. Nel dicembre 2019 i nostri fenomeni sono portati sul palco dell’Astro Club a Fontanafredda da Gianmaria Accusani per affiancarlo nell’esecuzione di qualche pezzo durante il concerto dei Sick Tamburo. E’ un tripudio di felicità e divertimento, gli hardcoristi stanno già presentando le dimissioni a lavoro in vista del Big Money ma da lì a poco esploderà la pandemia che porterà Hardcoro ad una lunga interruzione a intermittenza intervallata solo da incontri estivi in giardini privati poiché – nota fondamentale – costituito da un gruppo eterogeneo di individui responsabili e amici della comunità. Ad oggi lo spirito continua e Hardcoro, che ha ormai ripreso a stappare bottiglie e a riunirsi a pieno regime, è finalmente pronto a calcare i migliori e i peggiori palchi delle vostre città.
Long live Hardcoro!
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